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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/103

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100 EURIPIDE

Onesto, a te fido sono io:
ché Tíndaro un giorno mi diede,
fra i doni di nozze, alla tua
consorte, compagno
fedele alla sposa.

agamennone

Leda, figlia di Testio, ebbe tre figlie:
Clitemnestra, mia sposa, Febe, ed Elena.
A richieder costei, si presentarono
quanti contava piú prestanti giovani
l'Ellade tutta; e qui minacce sursero
fra lor di morte, ché nessun voleva
privo restar della fanciulla. E Tíndaro
in imbarazzo grande era, se cederla
convenisse, oppur no, per conseguirne
maggior vantaggio; e questa idea gli venne:
che tutti quanti i giovani prestassero,
stringendosi le mani, e confermassero
con libagioni e imprecazioni, un giuro
che tutti l'uomo a cui movesse sposa
di Tíndaro la figlia, aiuterebbero,
se mai qualcun glia la rapisse, e in bando
lui mandasse dal letto; e moverebbero
a campo, e la città distruggerebbero,
con l'armi, ellèna fosse, o fosse barbara.
E poi ch’ebber giurato, e il vecchio Tíndaro
accortamente con la fine astuzia
li ebbe ingannati, disse alla sua figlia
che fra i rivali ella scegliesse quello
a cui piú d’Afrodite la spingessero
l’aure dilette. Ed ella scelse, oh, fatto