Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/125

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e i miei vedan la luce. E infatti, che
vado cercando? Se di sposa ho brama,
non posso altrove una eccellente eleggerne?
Trarre a rovina il fratel mio dovrò,
ciò che piú che ad ogni altro a me sconviene,
e avere Elena in cambio? Il male in cambio
del bene? Oh, fui demente, oh, fui fanciullo,
pria di veder da presso che significhi
uccidere una figlia. E poi, pietà
di lei mi vinse, misera fanciulla,
che consanguinea m’è, che cader vittima
dovrebbe per il mio talamo. E che
rapporto c’è fra la tua figlia ed Elena?
Si sciolgano le schiere, Àulide lascino;
e tu non bagnar piú gli occhi di lagrime,
fratello mio, né provocarmi al pianto.
Ché se ti resta ancora ombra di scrupolo
circa il responso di Calcante, niuno
ne resta a me: per parte mia, sei libero.
— Ma come mai dai tuoi fieri propositi
hai desistito? — Ho fatto bene: amore
del fratello mi mosse; ed attenersi
al consiglio miglior non è da tristi.

coro

Son generose, son degne di Tantalo
figlio di Giove, le parole tue:
tu non fai torto ai tuoi progenitori.

agamennone

Ti sono grato, o Menelao, che, contro
l’opinione mia, queste parole