Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/32

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GLI ERACLIDI 29

banditi dalla terra. Io, sin che vivo,
e, quando poi sarò morto, da morto,
caro, t’esalterò presso a Tesèo,
e lieto lo farò, tutto narrandogli,
come tu ci accogliesti, e ai figli d’Èrcole
desti soccorso, e la paterna fama
intatta serbi fra gli Ellèni; e, nato
da nobili, qual sei, non ti dimostri
inferïore al padre tuo. Ben pochi
siete cosí. Ne trovi uno fra molti
appena, che non sia peggior del padre.

coro

Sempre soccorse nelle giuste cause
Atene agl’infelici, e mille e mille
pene, a pro’ degli amici, già sofferse;
e avvicinarsi anche or vedo il cimento.

demofonte

Bene hai parlato, o vecchio, e tali m’auguro
che siano ognor questi fanciulli: memori
del beneficio. Ora io radunerò
i cittadini, in assemblea, farò
che da gran forze accolto sia l’esercito
dei Micenei. Da prima esploratori
contro esso manderò, sí che sorprendermi
non debba alla sprovvista: assai sollecito
ogni uomo d’Argo alla battaglia corre.
Radunati i profeti, indi offrirò
sacrifizi. Ora tu l’ara abbandona
di Giove, e nella reggia entra coi pargoli.