Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/113

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non die’ saggio responso. E rassegnarsi
certo conviene; ma tu devi compiere
quanto per te la Parca e Giove impongono.
Dà sposa Elettra a Pilade, che seco
l’adduca in patria; ed Argo lascia tu,
ché calpestare il suolo non t’è lecito
ove alla madre desti morte. Orribili
l’Erinni, Dee visi di cagne, a fuga
t’incalzeranno; e, folle errando, andrai.
Quando in Atene sarai giunto, stringiti
di Palla al santo simulacro. Il clipeo
con l’effigie gorgonia5 a te sul capo
protenderà, le scaccerà sgomente,
ché con l’orride serpi a te non possano
avvicinarsi piú. Di Marte il poggio
è qui, dove gli Dèi prima sederono,
d’un misfatto di sangue a dar giudizio,
quando Are diede ad Alirrotio morte,
figlio del Dio del mare, a far vendetta
della sua figlia vïolata. È qui
santissimo il suffragio ed infallibile,
che proviene da un Nume; e qui tu devi
la sentenza affrontar del tuo misfatto.
Ti salverà la parità dei voti
dalla pena di morte: il Nume ambiguo
che t’imponeva la materna strage
ne assumerà la colpa. E pel futuro
questa legge varrà, che i voti pari
prosciolto sempre l’accusato mandino.
Ma dal corruccio queste Dee terribili6
colpite, al poggio presso, in fondo a un baratro
sprofonderanno; e avrà sede un oracolo
qui pei mortali, santo e venerabile.