Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/132

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ORESTE 129


Assai sensibile è qui quella caratteristica biforcazione della concezion borghese, che mette capo, da un lato nella comicità, da un altro in certa graziosa e precisa levità di pitture, che preannuncia l’alessandrinismo. Ricordiamo, per esempio, la descrizione dello schiavo frigio.

Com’è costume frigio frigio,

vicino ai riccioli
d’Elena, d’Elena,
presso alla guancia,
l’aura agitavo, l’aura,
con rotonda compagine
di penne, all’uso barbarico.
Essa il lino sul fuso
avvolgea con le dita,
ed il filato al suol cadea profuso,
intenta una purpurea
veste a filare, ordita
di frigie spoglie,
dono pel tumulo

che Clitemnestra accoglie.

Súbito si pensa ad una di quelle pitture ceramiche o di quelle statuette che ci rappresentano con tanta evidenza il mundus muliebris alessandrino. E nel medesimo spirito è concepita l’osservazione d’Elettra intorno alla civetteria d’Elena, che per il lutto della sorella ha recise le chiome, come l’uso imponeva, ma, per non guastare la propria bellezza, solamente agli apici.

E lo spirito comico si sbizzarrisce nell’episodio del Frigio piú che in qualsiasi scena d’altri drammi. Si presenta saltando giú dal tetto. E la sua foga, il suo smoderato spavento, e il suo stesso vestito barbarico, già eccitavano le risa degli spet-

Euripide - Tragedie, VI - 9