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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/21

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RESO 13


mente volto alla realizzazione scenica. E per me, nessun dubbio che potrebbe anche oggi affrontarla vittoriosamente.

Non però che il Reso possa essere annoverato fra i capolavori d’Euripide.

Perché, è vero, questo dramma va lodato per ricchezza, varietà, sobrietà, perspicuità, azione sempre mossa, conoscenza di teatro, effetti scenici, contrasti. Non solo; ma se da un lato presenta i caratteri euripideschi, dall’altro non presenta o presenta attenuati molto i suoi difetti. Ma è altrettanto vero che nel complesso lascia in tutti un senso di freddezza: quello che avrà sin da principio generati i dubbî intorno alla paternità euripidea.

E se vogliamo indagarne le ragioni, mi sembra che una, forse la principale, dobbiamo trovarla, tutto sommato, appunto nella mancanza di quei presunti difetti. Mancanza che si rileva specialmente nella loquela dei personaggi.

Di quante lungaggini e disgressioni, a proposito e a sproposito, di quante sofisticherie non si rendono rei i personaggi degli altri drammi di Euripide! Qui no, qui sono quasi sempre sobrii, ragionevoli, schietti. E allora, ci accorgiamo che proprio quei difetti conferivano a quegli altri, non dico un pregio, ma pure un certo fascino, che qualche volta ce li fa prendere in uggia, ma che sempre li rende interessanti. Massime quando sentiamo, sia pure notandolo come un altro difetto, che per bocca loro parla lo stesso poeta, e che le sue osservazioni sono stonate ed anacronistiche. Difetti, sí; ma difetti che contribuiscono a caratterizzare. E nel caratterizzare non sarà tutta l’arte, ma gran parte, sí.

Vecchio e comodo arnese, lo so, il «Demone della ispirazione». Ma intanto, proprio lui, e piú ancora, piú assai che non credesse il divo Platone, conferisce alle opere d’arte l’indefinibile essenza della immortalità.

E certo, egli entrava sempre, identificandosi — o fin-