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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/65

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RESO 53

atena
Solo. Al giaciglio vien d’Ettore, sembra
a dir che spie nel campo s’introdussero.
diomede
Non convien dunque a lui prima dar morte?
atena
Piú non potrai di quanto il Fato vuole.
Non è destino che costui soccomba
sotto i tuoi colpi. Ma di lui che uccidere
devi, la morte affretta. Ed io con Pàride
d’esser Ciprigna fingerò, d’assisterlo
nei suoi travagli, e con discorsi vani
illuderò quel mio nemico. A voi
parlo; ma quei che patirà la frode,
nulla sa: m’è vicino, eppur non m’ode.
Entra Paride.
Ulisse e Diomede si allontanano.

paride
Parla rivolto alla tenda d’Ettore.
A te, duce e fratello, Ettore io parlo.
Dormi? Esser desto non dovresti? Alcuno
dei nemici s’appressa al nostro esercito,
non saprei se ladrone o esploratore.