Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/14

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ANDROMACA 11


Parrebbe dunque che Tètide non apparisse di sorpresa, ma che una macchina rendesse possibile un suo transito luminoso attraverso l’aria.

E il colorito erotico e romanzesco. Oreste aveva avuta promessa sposa Ermione. Ma poi la fanciulla è concessa ad un altro; e non va d’accordo con lui. Il primo amato lo sa, e ronza intorno, sinché gli si offre il momento buono per rapirla allo sposo. — Ed è poi abbastanza strano che Oreste ed Ermione non si amano. A questo proposito, la grande scena tra i due ha offeso piú d’una coscienza. «Né Oreste né Ermione — dice il Patin (pag. 285) — hanno per attenuante la passione. Una agisce per timore, l’altro per calcolo ed interesse; e l’amore non c’entra». È proprio cosí. Ed è caratteristico: qui vediamo affermata la tendenza, trionfante poi nella elegia e nella commedia alessandrina, che amore debba essere la molla d’ogni dramma. E anche se il contenuto non è erotico, deve almeno sussistere una superficiale vernice erotica.

Ed anche qui troviamo la musica usata in momenti nei quali alla nostra sensibilità sembrerebbe meno opportuna. Quando per esempio, dopo la partenza di Menelao, esce Ermione, ed esprime il suo pentimento per gli eccessi a cui è trascorsa, e per la punizione che ne teme da Neottolemo. O quando Peleo riceve il cadavere dilaniato di Neottolemo.

Pure, in entrambi questi casi possiamo rimanere perplessi, perché non sappiamo precisamente con quali modi e quali gradazioni si effettuasse il trapasso dalla recitazione al canto. Ma quando poi, alla fine della prima delle suddette scene, Ermione dice:

Deh, potessi volar lungi da Ftia,
come augello azzurrino,
o come il curvo pino
che in mezzo alle cerulee
rupi il primo compié corso marino;