Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/16

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ANDROMACA 13

non mancarono mai nel corso della lunga ed accanitissima guerra.

I critici giudicarono sempre poco favorevolmente l’Andromaca, dall’antico autore dell'argomento, che la classificò di second’ordine 1, al Wilainowitz (Herakles2, 121), che la chiama senz’altro un cattivo dramma, al Christ, il quale sentenzia che in nessun altro dramma si deve deplorare tanta rozzezza. E il medesimo autore, badando alla esaltazione che nel dramma si fa della real casa dei Molossidi, congettura che l’'Andromaca non sia stata rappresentata in Atene, bensí in qualche corte semibarbara, e improvvisata per qualche festa.

Se poi si viene a precisare, gli appunti che specialmente si rivolgono al dramma sono: 1) che manca d unità, perché con l’arrivo d’Oreste incomincia un altro dramma; 2) che lo spirito del poeta è troppo dominato dalla passione politica.

Ma la prima osservazione è piú speciosa che vera. Non è proprio esatto che con l’arrivo d’Oreste incominci un nuovo dramma. La scena fra Oreste ed Ermione ha piuttosto carattere d’intermezzo, come, nella Medea, la scena fra l'eroina e Peleo. E con la seconda entrata di Peleo si torna in qualche modo alla prima parte, continuandola, illuminandola, ed esponendo le ultime vicende di Neottolemo e la sistemazione di Andromaca e del fanciullo Molosso, sui quali il poeta aveva fatto nella prima parte convergere l’interesse degli spettatori. Siamo al solito sopruso dei critici. Prima postulano un concetto dell’unità che difficilmente può aver valore obiettivo. Poi, facendo un processo, spesso arbitrario, alle intenzioni del poeta, determinano e restringono un po’ a modo loro il sog-

  1. Τὸ δὲ δρᾶμα τῶν δευτέρων. Non mi sembra convincente intendere: «di quelli che ebbero il secondo premio».