Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/193

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acceso nell’Eubèa cinta dal flutto,
sterminò molti Achei:
ché contro le Cefèridi
rocce, con l’ingannevole
fiamma li spinse, o contro i lidi egèi.
Né diè’ l’alpe Malèa rifugio al barbaro
stuol, che salpò da l’Ellade, tra raffiche
di burrasche, e quel dono, che non era
dono, seco recò, la vana nuvola,
la fallace parvenza, opera d’Era.

Strofe II

Chi sia Dio, chi non Dio, chi d’intermedia
essenza, qual degli uomini
che la natura investighi
stabilire potrà con certo limite,
se le cose divine
qua, là balzare, e al termine
primo tornare scorge, con opposite
vicende, e incerto fine?
E tu, da Giove origine,
Elena, avesti: il germine
di te depose il padre tuo, che aligero
si fece, in grembo a Leda.
E trista la proclama or tutta l’Ellade,
senza Dio, traditrice, empia, fedífraga.
Non so chiara parola che fra gli uomini
per verità si creda.

Antistrofe II

O stolti, quanti van cercando gloria
nelle pugne, e nell’impeto