Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/234

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Del dramma satiresco ho già parlato nella introduzione a I Satiri alla caccia di Sofocle (Sofocle, vol. III). E quivi ho anche riferiti i principali frammenti superstiti dei drammi satireschi di Eschilo e di Sofocle.

Ma l’esempio piú cospicuo rimane pur sempre Il Ciclope di Euripide; e neanche trascurabili sono i frammenti di altri suoi drammi satireschi.

Vediamo l’Euristeo, per esempio; che figurava la discesa di Ercole all’Averno, per comando dell’empio tirannello.

In un’idria di Cere vediamo Euristeo che s’è cacciato in un píthos, una grossa damigiana di coccio, simile a quella che Diogene elesse a domicilio per star lontano dalla tristizia umana (Fig. 1). Ma il codardo signore vi cercava riparo da un pericolo assai piú prossimo e concreto. Cerbero, il terribile cane d’Averno, ricondotto da Ercole alla luce, gli si avventa contro, spalancate le tre gole, e protese le sei unghiutissime zampe. L’eroe di Tebe lo tiene, è vero, al guinzaglio; ma non sembra che ciò rassicuri troppo il malcapitato; perché alza le braccia, e strilla, in preda al piú pazzo spavento.

Un’aura poco dissimile dové aleggiare sul drammetto d'Euripide. In una scena si rappresentava, sembra, la partenza dell’eroe. Il quale, per quanto spericolato e sicuro di sé, non pre-