Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VI.djvu/303

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di sputare i miei denti pei cazzotti,
sarò vile? So invece un canto magico,
infallibil d’Orfeo, per cui la fiaccola,
mossa di per sé stessa, arderà l’occhio
al monocolo figlio della terra.

ulisse

Da un pezzo ch’eri tal sapevo: adesso
n’ho la prova. Dovrò servirmi a forza
dei miei compagni. Almen, poi che tu nulla
per la man vali, almen dàcci l’aíre,
e con la voce i miei compagni incora.

corifeo

Che ci si perde? Siamo pronti. Basta
dar l’aire? Il Ciclope è bello e cieco!
Ulisse entra nella caverna.

satiri

Coraggio, sotto! Che s’indugia?
L’occhio bruciate a quel selvaggio
che gli ospiti trangugia!
Affumicate, ohop!,
ardete, ohop!,
dell’Etna il pecoraio!
Spingi, trapana, attento
che scattando pel tormento
non combini qualche guaio!
Dalla caverna esce un urlo formidabile.