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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) VII.djvu/102

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ELENA 99

                    .....e poiché tu recasti
buone novelle, dei tuoi cenci in cambio
tu vesti avrai, provianda avrai, che basti
a ricondurti in patria: ora li vedo
proprio in miseria.

Ed Elena anche lo esorta a mettersi in uno stato più decente; e, quando lo ha fatto, lo narra alle amiche:

e pepli assunse, ch’io gli cinsi, invece
dei suoi cenci di naufrago.

E il messaggero, narrando la fuga dei due sposi, dice che:

                              alcuni Ellèni,
di Menelao compagni, al lido giunsero,
belli di forme, ma di cenci avvolti
di naufragio, e d’apparenza sordidi.

Degno coro a tanto corifeo. E a un certo punto abbiamo anche noi la sensazione che questi stracci siano un po’ troppi: pare anche a noi che Aristofane non avesse poi tutti i torti lagnandosi che Euripide venisse a sbandierarli tanto proprio nel dramma tragico, reso quasi sacro dalle alte celebrazioni di Eschilo e di Sofocle.

Molto piú di Menelao, dà un tuffo nella comicità l’insidiatore del suo onore, Teoclimeno.

Buffa è la sua impostatura fin dal suo primo apparire. Si accorge che Elena non è piú sulla tomba, immagina che sia fuggita, e ordina che sia subito riacciuffata. E l’ordine sembra la mobilitazione d’un esercito:

Oè, famigli, sfilate le spranghe,
le stalle aprite dei cavalli, i carri