Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/214

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1156-1179 FILOTTETE 187

non già per altri, in mano del più forte.
Ben potevi far senno;
ma del maligno Dèmone,
non del benigno, ti volgesti al cenno.

filottete
Antistrofe I.
1160Oh misero, oh me misero,
e dai travagli oppresso,
che, d’ora innanzi, vivere
qui, qui morir dovrò; né alcun degli uomini
avrò, che mi sia presso.
1165Ahimè, ahimè!
Più non potrò con l’armi
volanti, che le mie mani vibravano,
il vitto or procacciarmi:
ché le inattese subdole
1170d’un mendace parole, m’ingannarono.
Deh, vederlo io potessi,
chi m’ingannò, patir, pel mio medesimo
tempo, i miei mali stessi!
coro
Il destino a tal danno,
1175il destino dei Dèmoni,
per mia mano ti strinse, e non l’inganno.
Ma gli orridi funesti
auguri, ad altri serbali:
io bramo assai che amico a me tu resti.