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48 SOFOCLE 522-550

Favellerà cosí, qualcuno: il Dèmone
m’incalzerà: per te, per la progenie
tua, questi detti suoneranno obbrobrio.
Del padre abbi pietà, che lasceresti
in funesta vecchiaia, abbi pietà
di tua madre, da tanti anni gravata,
che spesso i Numi supplica, perché
tu vivo torni alla tua patria: o sire,
e di tuo figlio abbi pietà, che privo
di te, della tua guida, i suoi primi anni
viver non debba, e affidato alle cure
di chi non l’ama: il mal che tu faresti
con la tua morte al figlio e me, considera.
Ché niuno esiste a cui possa rivolgermi,
tranne che a te: ché la mia patria tu
con la lancia struggesti; e il Fato avverso,
il padre mio, la madre mia nell’Ade
spenti precipitò: quivi han dimora.
Qual patria ho, se non te? Quale ricchezza?
In te soltanto è la ricchezza mia.
Abbi di me pensiero: un uomo deve,
se pure ha qualche gioia, esserne memore.
Genitrice di grazia è ognor la grazia;
e quei che il bene ricevuto oblia,
essere non potrebbe uomo bennato.
coro
Deh, tu sentissi la pietà ch’io sento!
Le sue parole approveresti, Aiace.
aiace
E lode grande avrà da me, quand’ella
compia con pronto cuor quanto io le ingiungo.