supplici d’ogni età: questi, che poco
stendono ancora il volo; e questi, gravi
per età, sacerdoti, ed io di Giove;
e questi, eletti dai fiorenti giovani. 20E per le piazze, tutta l’altra turba,
tendendo rami, innanzi al tempio duplice
di Pàllade si prostra, ed alla cenere
fatidica d’Apollo. La città,
come tu stesso ben lo vedi, troppo 25è già sbattuta dai marosi, e il capo
piú non riesce a sollevar dal baratro
del sanguinoso turbine: distrutti
i frutti della terra ancor nei calici:
distrutti i bovi delle mandrie, e i parti 30delle donne, che a luce piú non giungono;
e il dio che fuoco vibra, l’infestissima
peste, su Tebe incombe, e la tormenta,
e dei Cadmèi vuote le case rende:
sí ch’Ade negro, d’ululi e di pianti 35opulento diviene. Ora io, con questi
figli, dinanzi all’are tue venimmo,
non reputando te pari ai Celesti,
ma fra gli uomini il primo a cui s’accorra
nel varïar delle vicende umane, 40o quando muti nostra sorte un dèmone:
ché tu, giungendo alla città di Tebe,
il tributo sciogliesti imposto a noi
dalla feroce cantatrice1; e questo
senza nulla da noi prima sapere 45né avere appreso: con l’aiuto solo
d’un dio, com’è fra noi fama e credenza,
redenta hai nostra vita. Or, tutti vòlti,
Edipo, a te, che sommo sei nell’animo