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Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/169

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166 SOFOCLE 660-687

660tutto ora è verso te calmo e sereno;
ma, volgendo pel suo corso infinito,
notti innumere e giorni il Tempo genera,
in cui le mani che concordia or serra,
la lancia, in poco d’ora, avrà divise.
665E allora, il corpo mio sopito, ascoso,
gelido, il caldo lor sangue berrà,
se Giove ancora è Giove, ed è verace
di Giove il figlio, Febo. Oh, ma scoprire
ciò che tacer si deve, amaro è troppo
670per me. Lasciami ov’io le mosse presi,
la fede tua serbami solo. E mai
dir non potrai che abitatore inutile
di questi luoghi, Edipo accolto fu
da te: seppure i Numi non m’ingannano.
corifeo
675Da un pezzo, o re, tali promesse, e simili,
per questo suol, costui promette adempiere.
teseo
Repudiare il buon voler chi mai
potrà d’un uomo, a cui, prima ci lega
ospitale alleanza, e ai Numi or supplice
680giunge, ed assolse a questa terra e a me,
non piccolo tributo? Io reverenza
di tutto questo avrò, né le sue grazie
respingerò; ma, cittadino accogliere
lo voglio in questo suolo. E, se gli piace
685qui rimanere, abbine tu custodia;
se poi con me venir tu brami, Edipo,
n’hai da me facoltà: ch’io v’acconsento.