Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) II.djvu/192

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986-1014 EDIPO A COLONO 189

che le mie cose e degli Dei tu predi,
che via trascini a forza queste misere
e le suppliche loro. Oh, non io già,
se nella terra tua venuto fossi,
990e i diritti più santi avessi avuto,
senza il voler del re, chiunque ei fosse,
alcuna cosa avrei tolta o rapita;
ma ben saputo avrei come ad un ospite
diportarsi convien coi cittadini.
995Invece, una città che non lo merita,
svergogni tu, la tua. Gli anni che passano,
vecchiardo insieme te rendono e fatuo.
Già prima te l’ho detto, or lo ripeto:
qui le fanciulle alcun rechi al più presto,
1000se tu di questa terra abitatore
non vuoi restar contro tua voglia, a forza.
Con l’animo e col labbro io ti favello.
corifeo
Vedi a che punto, o stranïero, sei?
Giusto, da tal sei nato, esser dovresti,
1005e sei colto che compi opere inique.
creonte
Questa città non credo io priva d’uomini,
figlio d’Egèo, non priva di consigli,
come tu dici. Ma compiei quest’atto,
perché non supponevo io che il tuo popolo
1010sentisse mai tanta sollecitudine
pei miei, da nutricarli a mal mio grado:
credei che un uomo parricida e impuro
non accorrebbe, le cui nozze furono
empie palesemente, ed empio il frutto.