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Le «Trachinie», al contrario degli altri drammi di Sofocle, non hanno sempre raccolti gli unanimi suffragi dei critici. Alcuni (Dissen e Bergk) le hanno reputate frutto ancora immaturo, della gioventú di Sofocle. Altri, invece (Bernhardy), troppo maturo, pressoché fradicio, della decrepitudine. E lo Schlegel reputa il dramma addirittura indegno di Sofocle, e si augura che venga in luce qualche testimonianza che consenta di dichiararlo spurio.
Come sempre accade, a tanta severità è seguita la reazione; ed essa culmina nel giudizio del Jebb, il piú competente fra i moderni studiosi di Sofocle.
L’entusiasmo del Jebb è provocato specialmente dalla figura di Deianira. Quando ne parla, il suo tòno diviene ditirambico. «La pittura epica — dice — ne è squisita, come di nessun’altra eroina dell’antichità. Essa è riconosciuta dal consenso generale come una delle piú belle e delicate creazioni della letteratura; e chiunque sente il suo fascino, sente anche come le parole non possano esprimerlo meglio che non possano il profumo d’un fiore. Forse nella poesia del mondo intero c’è solo un’altra figura di donna che impressiona in ugual modo una mente moderna: ed è la fanciulla Nausica».