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Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/193

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190 SOFOCLE 1363-1383

dammi un morso d’acciaio, di pietra,
ch’io lo stringa alla fauce, ch’io soffochi
ogni grido, sicché questa impresa
non cercata, si compia in letizia.
ILLO
Sollevatelo, amici, ed abbiate
tolleranza dell’opera mia.
E vedete dei Numi la somma
sconoscenza da ciò che qui segue.
Ché dànno alla luce figliuoli,
che padri son detti,
e permetton che soffrano tanto.
Il futuro, nessuno lo scorge;
ma il presente è per noi doloroso,
vergognoso per essi, e terribile
per quegli che soffre
quanto mai nessun uomo sofferse.
Illo si allontana coi servi che portano Ercole.
CORO
a Iole.
O fanciulla, e tu pure, lontana
non restar dalla casa, ché visto
hai tu pur questa morte recente,
e le nuove e le orrende sventure.
Ed a Giove di ciò nulla sfugge.
Si allontanano tutti.