Vai al contenuto

Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/52

Da Wikisource.
837-861 ELETTRA 49

clitemnestra
Non lo farai: questo, di me, dell’ospite
che t’inviava a me, sarebbe indegno.
Entra pure, e costei lascia che i mali
suoi, degli amici suoi, qui fuori gridi.
Esce con l’ospite.
elettra
Con che doglia, vedete, con che spasimo
dirottamente lagrima e singhiozza
pel figlio suo miseramente spento,
la sciagurata! È andata via ghignando!
Dilettissimo Oreste, oh come uccisa
m’ha la tua morte! Ché dal cuor, partendo,
tu m’hai strappata la speranza estrema,
che vivo un giorno tu giunto saresti,
vendicator del padre, e di me misera.
Ed ora, dove andrò? Sola sono io,
priva di te, del padre mio. Servire
ancor dovrò fra questi, inimicissimi
per me fra quanti uccisero mio padre.
È fortuna la mia? Ma d’ora innanzi,
io piú con essi non vivrò; ma presso
a questa porta m’abbandonerò,
e senza amici struggerò la vita.
E alcuno, allor, di quelli che son dentro,
morte mi dia, se ciò l’offende: grazia
per me sarà, quando m’uccida; e il vivere
cruccio: nessuna brama ho della vita.