Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/189

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APPENDICE

Alla nobilissima e valorosa donna Gaspara Stampa Francesco Sansovino.

Piú volte, graziosa giovane, essendo vivo messer Baldassare, il quale non posso non sanza dolor ricordare, a voi fratello, a me parte di questa anima, sentii, nel raccontarmi le felicitá dateli dalla somma grazia di Dio, rammemorar voi per la prencipale, e della quale egli ne facea grandissima stima. Piú volte mi dipinse l’eccellenza del vostro intelletto e la costanza del vostro animo; laonde, lui conoscendo di cosí chiaro spirito e ripieno essendo di letizia, ché la natura lo avesse di tanto ben fatto partecipe, ne avea grandissimo contento. E in me nacque ardentissimo desidero di mostrargli che, si come egli m’era impresso nel piú profondo del cuore, cosí voi eravate da me parimente amata e osservata; e a punto era apparecchiato a tanto, quando la inimica fortuna, interrompendo ogni mio disegno, mi privò di lui, me solo in affanno lasciando. Perché, rimaso confuso, piú oltra non procedei; ma, perché potrebbe talvolta avenire che quell’anima benedetta, fatta cittadina del cielo, si come ben ne fu degna la sua virginitá, vedendomi dal mio proponimento rimosso, conturbasse la sua pace, ora, di nuovo rilevato dal sonno e da pentimento della mia tardezza rimorso, non come io volea, ma come io posso, le vengo innanzi, colpa non mia, ma della disaventura. E, perché, come di piú tempo in etá, mi ricorda che io riprendeva, ammoniva, ricordava e ammaestrava (quasi fatto di lui padre) la sua gentilissima natura, che da me chiedeva consiglio, con ricordi, ammaestramenti