Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/220

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Varchi. Ditemi: i numeri, che vi aggiungerete, saranno finiti o infiniti?

Tullia. Finiti; ma ve ne aggiungerò tanti che faranno uno infinito.

Varchi. Questo è impossibile, ché di cose finite non si può mai fare infinito niuno. Onde il numero non è infinito in atto, ma in potenza; perché, come la quantitá continua si può dividere e scemare in infinito, ma non giá accrescere, cosí la discreta per lo contrario si può crescere in infinito, ma non giá scemare.

Tullia. Che direte voi dello intelletto umano, che è atto, e può non solo intendere, ma diventar tutte le cose, e perciò si chiama «possibile», secondo che io ho letto in una delle vostre lezzioni?

Varchi. Voi l’avete detto da voi che egli è in potenza ogni cosa, non in atto.

Tullia. Pur si potrebbe chiamar «infinito», come ancora la materia prima, la quale potendo ricever tutte le forme, io, per me, la chiamerei «infinita».

Varchi. La materia non solo non è infinita in atto, ma non è nulla. Poi si potrebbe chiamare «infinita» come lo intelletto, cioè in potenza, ed anche mal volentieri.

Tullia. Del moto e del tempo, che voi chiamaste dianzi «infiniti», che direte?

Varchi. Che sono infiniti di tempo o veramente di durazione, perché mai non sono tutti insieme, ma sempre successivamente di mano in mano, l’uno dopo l’altro; e cosí hanno la potenza mescolata insieme con l’atto.

Tullia. Ben veggo che questa materia è infinita, e pur ancora non intendo come Dio si possa chiamare «infinito», come dicevate dianzi.

Varchi. Non vi ho detto che lo infinito, come tale, cioè come infinito, non si può intendere? Ma, se non mi aveste interrotto, mi avereste forse inteso meglio. Oltra quelli che si sono detti, ci è uno altro infinito, che si chiama «infinito di virtú» overo «di perfezzione», che i filosofi dicono «di vigore» over «di potenza». Onde non è niuno che non dica che Dio sia infinito