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consideratamente guardandola e, da quella prima impressione che tu gli avrai data, bellissima giudicandola e, nel vedersi dar di occhi, d’amorosa speranza empiendosi, lasciata te, di questa si potrebbe accendere. Fa’ dunque di essere accorta a non usare questi termini di ragionar seco, non perché io dubiti di sua fede, ma per solersi dire che «buona guardia schiva ria ventura»; anzi, parlando egli di alcuna bella giovane, cerca tu sempre di opporle alcun suo evidente difetto, ché, conoscendo egli che tu a torto la notassi, il medesimo potrebbe far che io nell’altro caso t’ho ragionato. Però, senza altro rispondergli, sará piú securo se tu, col volger le parole altrove, lo leverai di tal proposito.
Maddalena. Farò prova di attenermi al vostro consiglio.
Coppina. Fallo, figliuola, ch’io non dubito che un cosí virtuoso ed accorto giovane, veggendo che tu l’ami di cuore, debba mai te per alcuna altra abbandonare.
Maddalena. Egli è pure aveduto.
Coppina. In quante fogge t’ha egli scritto ! In quanti modi t’ha mandate le lettere, da non poterle intendere né avedersene alcuno giamai ! Ma questo è niente a rispetto a quella volta che si ballò in casa di madonna Filippa.
Maddalena. Notaste voi?
Coppina. Veramente ch’egli mostrò d’avere ingegno.
Maddalena. Vi soviene di quella ballorda di Livia, la quale, tosto ch’ebbe veduto il suo uccello, con dire tre o quattro «io ballo, ho promesso», guardando pur che il semplice andasse a levarla, ed il mochilone non si mosse mai? Mi venne ansia in suo scambio.
Coppina. Bestie! Non si vogliono far, dico, questi favori cosí scoperti.
Maddalena. È pur forza farne alcuno, ed è pur debito far differenza in qualche cosa agli amanti, dagli altri.
Coppina. Facciasi in altro modo che lavole e novelle; o, se pur s’ha da fare, facciasi come tu ed egli faceste. Io v’ebbi sempre rocchio, e vidi che, giunto ch’egli fu, tu lo mirasti un pochetto e facesti quel cenno, ed egli non ti rispose; per la