Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/313

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Melazzo, non quello che nel resino di Sicilia appresso Messina si truova, ché d’un altro ora intendo parlarvi, è un picciolo castello edificato sulle fertili colline, fertili piú per industria umana che per beneficio di natura, che con monticelli, «lanche» nomate, confinano; le quali sotto il marchesato di Monferrato, non lontane dalle montagne di Genova e di Savona, sono passaggio a molti viandanti per diversi paesi. Questo luogo fu giá possessione della famiglia de’ Visconti, prencipi di Milano, e, da loro alienato molti anni sono, divenne proprio ed ereditario de’ signori di casa Falletta, i quali origine traggono da Aleramo, e sono padroni nel Piemonte di Villa Falletta e di molte altre castella. In Melazzo adunque, dilettevolissimo luogo, benché da pochi conosciuto, venni io a dare di capo l’anno mille cinquecento e cinquanta due, piú da beneficio di fortuna, quasi che contraria, che da propria volontá guidato. Dove, da’ signori Giovan Francesco e Giovan Giorgio, fratelli, e dalla signora Leonora, figlia di monsignor Della Croce e ben veramente degna pianta del ceppo Ravoiro, e consorte del signor Giovan Giorgio, padroni di detta terra, onorato ed accarezzato, non solamente fui costretto porre amore a quel luogo, ma eziandio per qualche giorno a piacere fermarmi ; dove confesserò che, per quel tanto che appresso quella rara e divina signora conversai, non altra vita felice mi sento aver provata! Percioché la gravitá de’ suoi candidi costumi è una norma delle nobili donne, la virtú sua è sopra umana, l’ingegno ammirabile e la prudenzia meravigliosa. Ma non solo perciò mi glorio, come anco per la ricreazione di piacevoli trastulli, che sinora mi giovano a ricordare. Attento