Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/337

Da Wikisource.

Lambertini. Poiché questa bellezza può in gran parte essere da noi acquistata, non v’incresca meglio e piú apertamente mostrarci il modo di poter fare cosí ricco e cosí degno acquisto; ché non però con questa sola dimostrazione né con la sola voglia di abbellirci parmi che tali possiamo farci.

Leonora. Noi siamo nati tutti, secondo il voler di Dio, per dover esser belli. E non senza fatica a ciò possiamo pervenire; ma la fatica che ci vuole è dolce, dilettevole e soave, non amara, noiosa né grave, perché in voler divenir belli in quanto al suo Fattore e grati appresso lui, avendoci egli dato l’anima, che è fiato di quello, ed infusala in questa frale spoglia, a lei anco ha dato il vedere ed il conoscimento del bene e del male, dell’utile e del danno, della perdita e dell’acquisto. E, incominciando dagli ultimi, l’acquisto ch’ella può fare è quando, conoscendo se stessa bella, per aver avuto celeste origine, trovandosi congiunta poi a questo corpo, che la può far di liggiero pericolare, cerca far lui partecipe di lei e del suo bene, e non lascia ch’egli guidi quella alle di lui sensualitá, che la possono far cadere in mancamento ed in perdita della sua bontá e della sua perfezzione. Questo tal conoscimento deriva in lei dalla cognizione della vera bellezza e bontá d’iddio, a cui tutta donata, per piacere a lui cerca vestirsi delle vere virtú, degli ottimi costumi e delle perfette cognizioni. E nel far questo, non può essere di meno che il corpo non si abbelisca, il quale, pigliando qualitá dall’animo, si purifica, si monda, tutto chiaro diventa ed ogni mancamento viene a gittare. Liberi ci ha fatto la natura, ma sotto legge posti la ragione, la quale non è altro che un freno di se stesso. Né per altro ella ciò ha oprato che per farci differenti dagli animali brutti ed irrazionali, che non si possono né potranno giamai chiamare belli compiutamente si come l’uomo. Veggiamo il cavallo, e togliamolo di membri e di proporzioni benissimo formato quanto la natura possa fare; ma sia poi male amaestrato, grave e di cattiva domatura, chi sará quello che ragionevolmente il potrá dir bello, mancando delle parti piú necessarie? Quanto maggiormente debbe poi aver forza questa ragione nell’uomo, che di sé non ha a dar riuscita