Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/369

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«risguardo», «robba», «sottoscrizione»; inoltre le dizioni verbali «andassi» per «andasti», «séte» per «siete», «anda’lo» «dara’lo», «fara’ lo», «potrá’ lo» per «andrailo», «farailo», «potrailo» e simili. Sono altresi degne di nota alcune forme dialettali, usate molto vivacemente dal Gottifredi nel suo dialogo, come: «cappa bruca, accottonata, bandata», «camurra» per «sottana», «chiappettino» per «pezzettino», «mochilone» per «insulso», «gavinello» per «prepotente», «feltrelli» per «pantofole», «forcieri» per «forziere», «stormento» per «strumento», «trovarsi nei trebbi» per «trovarsi in impicci» e altre locuzioni facili a rilevarsi. Basta poi notare di passaggio come numerosi e importanti siano in questo dialogo i cenni al costume, che il freno delle norme della raccolta impedisce all’editore, sofiocando una sua forte tentazione, di illustrare. Le correzioni introdotte nel testo furono le seguenti: p. 256, r. 29 aggiunto «né di vile condizione», certamente dimenticato nella stampa; p. 268, r. 22 «abbiate» in luogo di «abbia»; p. 269, r. 20 aggiunto un «o» dopo «fidare»; p. 270, r. 35 «mala» in luogo di «male»; p. 272, r. 23 «sola» in luogo di «solo»; p. 280, r. 15 «raccolto» invece di «raccolta»; p. 281, r. 11 «gusta» per «guste»; p. 291, r. 11 «che» invece di «chi»; p. 299, r. 5 «sua» invece di «tua»; p. 299, r. 25 «con dire, tre o quattro: e io ballo, ho promesso ’», in luogo di «tre

o quattro con dire: c io ballo, ho promesso ’».

Fu poi tralasciata in questa ristampa la seconda parte del volumetto, che comprende una Lettera del Doni in lode della chiave (pp. 41-45) e la Risposta del Gottifredi stesso. E ciò per due ragioni: prima perché la lettera del Doni, ristampata anche in altre

opere di lui, verrá a suo tempo, se ne sará il caso, inserita nella produzione del bizzarro fiorentino; secondariamente perché, in essa, all’infuori di vergognose equivocazioni pornografiche, nient’altro vi è di interessante. Sul Gottifredi non esiste, almeno ch’io mi sappia, alcun lavoro: appena un insignificante accenno a lui si trova nel Dizionario biografico piacentino di Luigi Mensi (Piacenza, 1899, p. 216). Eppure questo letterato piacentino, cosí vivace e spiritoso, sarebbe ben degno che qualcuno ne disegnasse la vita, il carattere, e ne illustrasse i dialoghi, le lettere, i sonetti e i madrigali. La Candida, cui è dedicato lo Specchio d’amore , è con ogni probabilitá colei che poi il Gottifredi sposò e che il Domenichi negli Elogi delle donne piacentine dichiarò «bellissima, colta, di distintissimo ingegno».