Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/80

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figurato per Sicheo, al quale morto servò intiera fede; nondimeno vedete come prima Ennio e poi Virgilio l’additò per impudica, e fanno credere tutto il contrario di quello eh’è stato. Tale è la potenza degli scrittori e de’ poeti. Medesimamente si legge Orfeo poeta non essere mai stato, se ad Aristotele si dee credere; nondimeno si leggono dell’opere per sue, e Marco Tullio scrive essere state di un certo Cerdone pitagorico. Credete però che neanco Aiace fosse di si gran statura, né Elena cosí bella, come si crede per le parole di Omero? V’ingannate, ché quegli non era mica gigante, né questa una Venere, come vi mostra con poche parole il Gallo di Medilo. Son ciance la maggior parte di queste cose: ma, per essere proprio del poeta e del filosofo il vender favole, quel che con piú strane invenzioni fa piú inusitate chimere, è riputato piú savio ed intelligente. E però s’ingegnano a trovar cose sopra natura, cacciando al nero oblio quelle che sono state chiare e vere, conservando quelle che mai non furono. Credereste voi, come finge il prencipe de’ greci che facessero i fenici ad Ulisse, quando gli diede a credere che portava i venti rinchiusi negli utri, e che vi erano quei monoculi, che solo un occhio avevano e devoravano le carni crude degli uomini?

Raverta. E quello altro Antimaco, poeta, che scrive alcuni avere navigato con galee per li boschi, e di sopra le cime degli alberi andavano a vela! Credetelo voi, se vi pare.

Domenichi. Ben dico io; e di piú anco, ché, se incominciano a fare un «si», in ultimo poi ha contrario significato. E chi sa che, quando il grandissimo greco die’ principio all’opra sua dall’ira d’Achille, non avesse in animo piú tosto di biasimarlo che di lodarlo? Ch’ io, per me, lo credo. Nondimeno poi cangiò voglia e pensiero, ed incominciò a lodarlo di maniera che Dio sa se mai fece alcuna di quelle tante prove ! Onde chi dubita che, se a quel tempo fossi stato anch’io e che fosse venuto in animo a uno Omero o Vergilio di essaltarmi per sapienza, bellezza o fortezza, essendo però piú tosto ignorante, laido e debile, ch’io non fossi ora creduto essere stato savissimo piu di Salomone, bellissimo piú di Assalone e fortissimo piú di San sone? Certo nessuno. Nondimeno sarebbe pur bugia espressa.