Pagina:Trattati d'amore del Cinquecento, 1912 – BEIC 1945064.djvu/91

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stessa, o tu con le tue proprie mi cava il core, e portalo a lui, e gli dirai, per me, che ben lo essamini e guardi, ché altro non gli troverá che amor e fede verso Iddio e lui. E che di lui mi duole assai piú che di me stessa. Ultimamente insieme

10 devorate, per ultima vendetta contro l’innocenzia mia. —

Raverta. Oh parole dolci e compassionevoli! oh bontá infinita ! oh pazienzia grande ! oh regina delle martiri !

Baffa. ... La crudel piú che Medea e ch’una cagna affamata prese una pietra e, con parole di ribalda e di traditora, le batté la faccia, talché, cavatole alcuni denti, con parole piú crudeli se ne parti. ...

Raverta. Questa era ben crudeltá estrema; e quasi, a dirvi

11 vero, ch’io non lo credo.

Domenichi. Come no? Sono piú che vere queste cose, ed anco assai di piú, come sa tutta Fiorenza.

Baffa. ... Passati due giorni, non credendo ch’ella fosse piú viva, tornò la rea femina e, fattesele innanzi con un mal viso, le disse: —Uscirá mai piú il fiato di cotesto puzzolente corpo? — Ed ella, tacendo, secca di piangere, altro che un sospiro profondo non mandò fuori del dolente petto. Ora il suo picciolo figliuolino, che tanto tempo avea cercato e pianto la sua dolce madre, come Iddio volle, pervenne dove ella si stava, dapoi la partita della femina, giunta quasi all’ultimo fine della vita sua. E, abbracciando alla madre i ginocchi, ché piú su non poteva arrivare, e piangendo forte, gli baciava. Qui potete comprendere il dolor della madre a non potere dare un bacio nel fine al suo unico figliuolo. Pur, come meglio poteva, racchetandolo, gli diceva: — Deh, figliuol mio, sia maladetta la disgrazia! Assai ti doveva essere, sorte iniqua, avermi straziato tanto tempo ed ingiustamente: ora, per piú mio dolore, mi vedo innanzi il mio figliuolo in si estrema miseria. ...

Raverta. Ben cosí poteva dire.

Baffa. ... Ricòrdati, figliuol mio, se l’intendere ti serve a tanto mio lamento. Io son quella che t’ho portato nel mio ventre, io son quella che ti diedi il latte, io son colei che t’ho allevato, quella tua madre sono io che caggio per la fame e muoio per