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angoscia 111

Nifo e Socrate.

Nifo. Che frutto ricoglie chi l’ama?
Socrate. Infamia, morte, angoscia e pianti.


Non tanto vi sonno piaciute le parole fatte fino al presente tra Nifo e Socrate, quanto vi dispiacerá il frutto che ciascuno coglie dal fatto della sua donna. Perciò, parendo al mio maestro di far fine al suo ragionamento, dimanda il savio vecchio che frutto coglie l’uomo dalla sua donna. Perché ciascuno se affatica con speranza di cogliere tal frutto, che sino all’altra raccolta possa sostenere la persona in questo mondo. Perché nè il curvo aratore cultiva la terra, nè il pescatore conciarebbe la rete, nè il mercante supporterebbe tanti affanni, se non sperasse pur col tempo di cogliere il frutto della sua fatica; nè l’amante serverebbe la sua donna cordialmente, se non sperasse pure col tempo di essere contento. Sí che il mio maestro saviamente dimanda: — O Socrate, che frutto coglie alfine l’uomo dalla sua donna? Forse la consolazione dell’animo, la contentezza della mente, overo spese per sè e li suoi servi? — Non è — mi pare che rispondesse il savio vecchio. — Ma lui coglie forse onori e fama? — Non è. — Vita longa, le dignitá del mondo, la pietá e mansuetudine, riposso alla vecchiezza, overo coglie gloria eterna? — Anzi il contrario — rispose il vecchio. — E, per essere spaventevoli parole, con grande attenzione prestai le mie orecchie, di sorte che udii quella parola orrenda, cioè: — Chi ama la donna alfine coglie infamia. — Il che se gli è il vero, ricordative del fatto di Paris troiano, di Giulio Cesare, di Salustio istorico ed infiniti altri, quali, per frutto che colseno dalla donna che amarno, acquistâro non poca infamia. Perciò di quanto male è cagion la pratica di qual vòi donna, vi dá a conoscere