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174 ii - angoscia doglia e pena


considerando molti savi e dotti essere cosa molto lodevole, anzi frutuosa, si gionseno in matrimonio: come Omero con Crizia, Ptolomeo con Beronica, Cicerone con Terenzia overo Elbia, Socrate con Santipe, Aristotele con Erpilida, uomini pieni di dottrina; Priamo con Ecuba, Romulo con Ersilia e Iulio Cesare con Aurelia, principi e rettori di gran Stati e regni. E tanto è santo e forte il vinculo matrimoniale, che per nisuna cagione si può disolvere nè partire, sí che il matrimonio è cosa santa, ordenata prencipalmente da Iddio, il che si conosse dal grande amore che si vede fra maritati, e questo amore si prova con molti atti, concessi a maritati, e spezialmente col basare. Imperò Socrate, volendo mostrare il matrimonio essere cosa grata a Dio e diletevole agli uomini, el dichiara con quegli atti che molto piaceno agli uomini, e massime quali, apertamente ancora fatti, non son dannati da alcuno, anzi lodati sono sumamente. Perciò Socrate per gli effetti onesti prova la causa essere molto onesta, sí che dice che il matrimonio gli è un «basar furioso», cioè: fra maritati è lecito basarsi tanto cordialmente che di grande amore. Nel basar mostri l’ira de l’animo, acesa nell’atto piacevolissimo, come se dir volesse: a’ soli maritati esser lecito di basarsi apertamente senza timore e molto tempo, percioché le cose furiose son aperte a ciascuno e durano longo tempo, perché questo furore presto si accende, ma tardi s’aqueta. Nondimeno, per saper che cosa è il basio, convien che sapiamo di che parti de l’uomo, overo di qual suo membro, gli è ofizio tale. Pertanto ve aviso voi, che non sète gionti a tale etá, che per natura posiate conoscere il membro basiarolo, che sono le labra della bocca, con qual i sposati nuovamente danno e riceveno i dolci basioci apertamente, occultamente, in presenza ed in absenza ancora di queli che temeno. Oh dolce baso! oh piacevol basio! oh suave basio! Quanto veneno occulto, quanto tosico amaro, quanto grave cordoglio, quanto ramarico, quanto penar, quanto strugger del spirito celeste in te nascosto cova! Deh, chi ’l potesse comprendere, beati voi! Nondimeno per la commune affettazione del basiare, spezialmente delle bellissime, iudico che la natura abbia dotato i labri di suavissime proprietá. Perciò quanti non