Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/197

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pena 191


di sorte che le sua giunture cedeno al vostro tatto e manigiamento, vi si fa sentire nelle vostre medolle una tenerezza che vi fa ragionar il spirito vostro in voi, che voresti essere un medesimo corpo con la vostra donna. Ed, essendo satisfatto dalla man bianca, dalla man delicata, subito vi viene magior disio, e di piú nobel membro, che non vi è la mano: ed è quel volto sereno, quella faccia bella, quel viso angelico, il quale, guanciando con la mano, vi fa sentire in mezzo del core vostro un rinovarsi di contentezza, un struggersi di tenerezza, un voler dire non so che piú, che di essere suo in anima ed in corpo, spicando quei basioci cari cari, per mezo di quali il spirito di tuti dua par che si faccia uno medesimo, il che vi acerta quel mancamento che vi par di avere del spirito. Deh, voi, maritati, voria sapere se voi me intendete. Son certo de sí. Perciò ditemi ancora: quando sendete con la vostra mano dal volto alle mamelle per guanciarle, che spasso, che piacere, che contentezza voi sentite! In veritá mi persuado che non avete modo nè arte di esporla, ed io manco in ricordarmi di le satisfacioni nel tatto alcuna volta di colei, che me faceva diventar il core quando di giaccio e quando di foco. Pertanto il resto, che si può dire circa il tatto, voi supplirete, perché a me, essendo privo di la mia donna, mi manca l’animo, ricordandomi dil detto tatto, a guisa di colui a chi si rinovano le piaghe antiche. Perciò mi perdonate a quel che io manco.