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iv - il convito, overo |
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dunque le corna segno di potenza e d’onore, la qual cosa si può giudicare, essendo anco insin ad ora tra noi un cotal modo di dire pervenuto; chè, quando uno ha patito qualche ingiuria o in parole o in fatti, nè se n’ha potuto prevalere, gli si dice: «Egli è rimasto scornato», cioè senza difensione e senza onore. Per la qual cosa non posso se non sommamente meravigliarmi, veggendo il mondo tutto inietto di questa falsa opinione ed usanza: che, quando la moglie è impudica, fa che il marito è tenuto vituperato e chiamato «cornuto», usando cosí malamente questo onorato nome di «corna», intanto che vilissimo s’estima quel marito che, col sangue o della moglie o dell’adultero, non si leva quella vergogna dal viso. Il che non posso imaginarmi esser per altro adivenuto, se non dalle continue rivoluzioni del mondo e mutazion de tempi e degli imperi, co’ quali si sono eziandio mutati i costumi e gli idiomi. Perciochè nei miglior tempi, ancor che quasi in tutti i luoghi del mondo gli adultèri fusser proibiti, e gli adúlteri tenuti vili ed effiminati, non però la viltá e l’infamia della donna era attribuita all’uomo, o, per lo contrario, quella dell’uomo a la donna. E, lasciando da parte tante consuetudini e costumi di popoli diversissime, per le quali potreste conoscere ch’essi non volsero questa briga che ora noi chiamamo «corna», e venendo a certi particolari essempi, de’ quali la memoria è piú fresca, sostenete, di grazia, ch’io possa, di moltissime ch’io potrei, alquante istorie addurvi. Ecco: Solone, che diede cosí buone e sante leggi agli ateniesi, volse che a qualunque donna maritata ad alcuno impotente e mal atto a l’uso del matrimonio, fusse lecito di tirarsi nel letto i parenti del marito piú stretti, i quali, in cambio di lui, con essolei si giacessero. Ed in Roma, regina del mondo, non fu egli costume antichissimo, instituto da Numa Pompilio, che, quando un uomo avesse avuti figliuoli a bastanza dalla sua donna, gli fusse anco lecito prestarla ad un altro, che avesse bisogno e desiderio di quelli? La qual cosa si legge non aver abborrito di fare il severissimo Catone con Marzia, sua moglie. Platone, chiamato «divino», e molti altri degni filosofi, non volevano eglino che le donne fussero ugualmente a tutti communi?