Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/35

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de la bella creanza de le donne 29

come poco tempo è s’usavano, che era foggia da ostesse ed infranciosate.

Margarita. Dite il vero. Ed a me ancora dispiaceva quella foggia, come il male del capo.

Raffaella. Or di questo si ha detto assai.

Margarita. Di gioie e collane come vi par che una giovine si abbia da caricare?

Raffaella. Modestamente. E, per venire piú al particolare, voglio che al collo porti un vezzo di perle chiare, tonde e grosse; ed una collanetta di quindeci scudi, smaltata con garbo; ed un diamante ben legato, da un sessanta scudi, nel dito accanto al dito grosso de la man sinistra. Altre gioie o collane non vo’ che porti, se giá non portasse una maniglia che fusse bella, la quale non lodo e non biasimo in tutto. Guanti poi di gran pregio voglio che porti; nè altri odori addosso, acciochè, nel passare per le strade, non lasciasse una mescolanza di odori dopo sè, che ha pochissimo del buono, come fanno le due sorelle.

Margarita. E la Bianchetta dove la lassate? chè non si può quasi stare dove ella si sia! Ma di questo mi basti. Parlatemi ora de’ movimenti, che voi dite esser la terza cosa che s’appartiene al vestir bene, i quali aviam chiamati per piú proprio nome «portatura».

Raffaella. Tu hai da pensar, Margarita, che, se una giovine avesse una veste fatta con bella foggia e con colori ben divisati e ricca ed accommoda, e non sapesse di poi tenerla in dosso, non avrebbe fatto niente.

Margarita. Chi sará quella che non sappia portarla, se la veste non avrá mancamento per sè?

Raffaella. Chi sará quella? Tu ne sei male informata. Ce ne sono infinite che, o per vezzi o per poca avertenzia, si hanno presa qualche portatura con certi attarelli goffi, la piú scempia cosa del mondo!

Margarita. Datemene qualche esempio.

Raffaella. Eccoti uno, senza andarlo molto cercando. Non vedi tu la tua pigionale qui di sotto? Per aver preso un