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Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/81

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Interlocutori:

Nifo e Socrate.

Nifo. Che cosa è donna?
Socrate.Fumo ed ombra vana,
furor, superbia e mar di venti pieno.

Biondo. Essendo rimosso alquanto dalla donna mia, come uomo carco di insopportabili affanni, da me medesimo talora mi sconfortava e confortava ancora: e la cagione del mio sconforto era esser condutto ad un suffio e maggior leggerezza di una picciol penna; e talora me confortava per trovarme nella magnifica cittá, dove amoreggiando ho consumato la maggior parte della mia vita, spezialmente vedendo assaissimi essercitarsi in quelli piaceri, che per natura sono concessi a ciascuno giovene nato sotto il pianeto di bella Venere, come io son nato. Di sorte giá non mi piaceva tanto il suavissimo cibo nè me contentava di possedere gran massa d’oro, quanto me delettava il ragionar della mia donna, di sua bellezze, di umanissimi costumi e gentilezze, di sua fronte chiara, del viso angelico, di vaghi occhi, che me parevano due stelle, del naso conforme al bellissimo aspetto, di labbri, di sua bocca, che con ogni parola spandeva la primavera di fiori, del mento, e di massele; iudicava, come Alessandro di bellissima greca, la canna, il petto, le braccia; e tutto il resto del suo corpo representava vera forma angelica. Sí che non me maravigliava che la mia mente, con tutto il pensiero, fusse posta in lei. Perchè io credeva che la mia donna fusse il piú perfetto animale al mondo (onde che era il piú imperfetto), la piú fruttuosa pianta, la piú dilettevole ombra e la piú util cosa che mai potesse gustarsi. Perciò, essendo ingannato