Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/9

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Lo Stordito Intronato

a quelle donne che leggeranno

Quanto io sia stato sempre, nobilissime donne, vostro affezzionato e conoscitor de le bellezze e virtú vostre, oltre che voi stesse o doveresti sapere, quelli, piú che altri, ve ne potrebbon dar chiarissima informazione, i quali, accecati dal lume de l’intelletto, fuor d’ogni ragione si son lassati involgere in cosí vil fango e brutta macchia, quant’è il parlar in biasmo di voi donne: il che quanto sia fuor de’ meriti vostri io, per uno, lo so, lo vo’ sapere e lo saprò sempre. Questi tali, dico, vi potrebbero esser buonissimo testimonio de l’animo mio, come quelli che si son trovati piú volte in luoghi dove io con ragione e con collera gli ho ripresi ed ammoniti gagliardamente; piú, in vero, perché la natura mia ed il debito de l’uomo da bene mi sforza a far cosí, che per bisogno che voi n’aviate. Perché giá conosco che, con lo scudo de le virtú vostre, séte bastanti a difendervi contra qualsivoglia; nel quale scudo punta di velenose lingue non può far fitta in alcun modo. Quantunque gli accada qualche volta che, se ben male lingue appresso di chi ha punto di giudicio non fan danno alcuno a una donna, nondimeno alcuni altri sono, che, non considerando le cose minutamente, dán gran fede a quel che sentono: e per questo si può dire che in tai cose non sieno in tutto vane le defensioni, che io fo continuamente per l’onor vostro. Adunque, essendo io con tutto il cuore e con tutte le forze mie da la parte vostra, come io sono, mi rendo certo che, se a questa volta vi recco innanzi a leggere un Dialogo, nel qual si riprende e si riforma qualche particella, che in alcune di voi in vero (ché fra noi potiam dire ogni cosa) non sia in tutto da lodare, mi rendo certo, dico, che voi, non solamente non ve ne sdegnarete e non me ne