Pagina:Trattati del Cinquecento sulla donna, 1913 – BEIC 1949816.djvu/97

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angoscia 91


pavone; quanto è men potente al piacevolissimo atto umano, tanto piú rappresenta la proprietá d’un stallone invecchiato, incitando la gioventú al suo dannaggio; e quanto piú si trova stracca dal detto piacevolissimo atto, tanto piú appetisse un leggiadro giovene, a guisa del capro invecchiato, al quale tanto piú cresce il disio, quanto piú se attempa; anzi ne l’ultimo della vecchiaia si slonga ed ingrossa, come il fatto del cane, il quale quanto piú diventa vecchio, tanto piú si ingrossa la sua facenda. O donna senza ragione, che vòi tu ch’io concluda de’ fatti tuoi? Per certo, ritrovandoti senza timore della legge, dico che sei animale pazzo, perciò non pòi essere giusta, sí come un savio non può essere ingiusto. E ciò vi narro secondo che mi mostra la ragione; imperò, mentre che la donna è pazza, non può essere giusta, perché gli è sottoposta a infiniti vani disiri, a’ quali per nessun modo può resistere. Pertanto chi non discerne il giusto dallo ingiusto, non teme la giustizia, nè vive con ragione. Né è cosa umana chi ha costumi di fèra selvaggia, perché se dice, chi ha cinto il cuore di superbia, di vanagloria: «È piú dannoso che non è un serpe venenoso». Ma, accioché sappiate che cosa è donna, essendo cosa inumana, convien che vi dichiara che cosa è donna. Perciò vi dico che la inumanitá è propriamente la superbia, inimica a ciascun bene, e nasce il detto vizio in mezzo al cuore inumano. Pertanto colui che, curiosamente e senza ordine, mira le cose mortali, non curandosi del cielo, è di schiatta di fere selvagge, inetto al mondo, pieno di falsa allegrezza, non senza infinita leggerezza d’animo, avendo il cervello eteroclito: perciò si mostra superba ed inumana donna vanagloriosa, e piena di malizia, per la quale vuol parere ad altrui piú santa de l’uomo. O arroganzia, inimica di tacita vertú, indegna tu te preponi, e lei degna si suppone, presontuosa donna, riputandosi degna di alti onori, piena de fizzione. E dice che non merita alcuna pena, per non aver peccato; dice essere libera, perciò vòl fare quel che gli piace senza alcun rispetto; consueta a sodisfarsi, imperò le cose orrende gli pareno cosa lecita. Perciò dico che la donna è cosa inumana. Disprezza ed abbraccia quando gli piace, si dole e tace, persuade e dissuade