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100 ii - angoscia doglia e pena


Ma, quando nisuno di questi mali vi osta, chi attende a qualche arte convien che posseda tre proprietá: bona natura, continuo essercizio ed obedienzia alla disciplina. E, perché l’animo nostro gli è come uno infermo, senza alcun studio di cose necessarie alla sua salute, perciò giudico che volesse dire Nifo: — Forse si essercita in arme, per diffondere il suo amante dalli inimici? Forsi pratica fra mercanti, per imparare di trafugare? Forsi attende a’ litigi, fra legisti conversando? — Nondimeno, perché se trovano pochi che essercitano l’ingegno in bene, imperò dico che la donna è di quelli che travagliano il corpo: perciò non se trova fra coloro che attendeno a far bene. Imperò, se tu vòi sappere il studio della tua donna, quietamente oddi di che ragiona; perché, se di feste, di giuochi, di balli e di inconcessi guadagni ragiona, non trovandola in casa, la trovarai in uno di questi studi, percioché di ciascuno se diletta grandemente. Nondimeno dico, o dolce maestro, te inganni, perché nessuno di detti studi principalmente sollecita la mente della tua donna, nè ancora attende alla fortezza delle sue braccia per combattere col forte luttatore, percioché gli è inclinata a maggior studio, come udirai: ed è la pompa mondana, come dice Socrate. Oh, studio pieno di ruina, studio fallace, studio perverso, studio che finalmente condanna la bellissima anima! Né crederai perciò che la pompa della mia donna è quel vestito francese, conveniente ad ogni tempo; nè ornamento di testa alla monacale; nè uso di veste tragica, giá grata alle persone grave; nè quel cuculio, veste circondata al collo; nè casacca, veste alla crovatta; perché sfoggia nelli ricchissimi drappi fimbriati superbamente, e, secondo il costume di matrone romane, usa veste lasciate insino a terra; nè si scorda di vestito di re Attalo, anzi il strussia, come broccato e broccatello fosse un canavaccio. Di ornamenti del suo capo altro non vi dico, perché voi vedete quante fogge di scuffiotti, non piú con barrette impennacchiate, nè ornate di medaglie d’oro smaltate e fatte alla antica, ma piú superbo ornamento di paglia lavorato; di sorte che piú se apprezza il lavoro, che non si apreciasse s’el fosse d’oro. Perciò non è gran maraveglia che petasso, flammea e galero, ornamenti della testa,