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Ti. Ti dom║mando [25] ora, Dedalione, di che cose noi siamo composti.

De. Di anima e di corpo.

Ti. Il corpo ha malattie?

De. Così non l’avesse egli.

Ti. Quali sono?

De. Stomachi, fianchi, febri, parasismi, enfiagioni, dolori, aposteme et altri molti.

Ti. L’anima ha ancor ella come il corpo malattie, o pur è priva di questi tormenti?

De. Maggiori; perciò che sì come più eccellente è l’anima del corpo, così maggiori ancora sono i suoi diletti et i suoi affanni di quelli del corpo.

Ti. Queste sue malattie quali sono?

De. Ira, superbia, avarizia, invidia e somiglianti.

Ti. Chi guarisce i morbi del corpo?

De. Il medico.

Ti. Quelli dell’anima?

De. Il filosofo.

Ti. Tutta quell’arte, dunque, che riguarda la sanità del corpo si chiama medicina?

De. Così mi pare.

Ti. Questa medicina non ha molte parti sotto di sè?

De. Molte.

Ti. Colui che ci cava sangue non si può chiamar in alcun modo medico?

De. Sì bene.

Ti. Ma noi con particolar nome come il chiamaremo?

De. Cerusico.

Ti. Chi ci medica le ferite e taglia le aposteme e dà il fuoco, come si chiama?

De. Pur cerusico. ║ [26]

Ti. Se tutta quest’arte si chiama in comune medicina, quella che sana l’anima generalmente come si chiamarà?

De. Filosofia.