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dee fare di tutte l’armonie, e di tutti i numeri, ovvero ci si dee fare distinzione. Ancora è da vedere in chi si affatica a impararla per disciplina, s’e’ ci si debbe porre a tale la medesima diffinizione, che a chi l’impara per altro fine, o debbesenegli aggiugnere un’altra terza. Conciossiachè veggendo noi la musica consistere nel numero, e nella soavità del suono, però non ci debbe essere nascosta la forza, che ha l’una, e l’altra di queste cose per fine d’erudizione: nè ancora ci debbe essere nascosto, se più opera si debbe dare alla musica delle melodie, o a quella dei numeri.
Stimando io adunche molti musici del dì d’oggi dire molte cose bene intorno a questa materia, e ancora molti di quei filosofi, che hanno la musica esperimentata per disciplina, però lascerò io a chi vuole averne una esatta, e particulare notizia, che da questi tali la ricerchi; e io andrò così in figura pigliando di ragionarne.
Essendo adunche stata approvata la divisione delle armonie, secondo che hanno messa certi filosofi, cioè che una parte di lei sia morale, una attiva, e una astrattiva, e ancora che la natura d’esse armonie, abbia in ciascuna parte una propria virtù, però dico la musica non dovere essere usata por cagione d’una sola utilità, ma di più anzi dico lei dovere essere usata per fine di erudizione, e di purgamento. Quello che io intendo per purgamento, sia determinato qui semplicemente, che altravolta nella Poetica ne dirò io più chiaro. Nel terzo fine è lo intrattenersi nell’ozio, e relassare l’animo, e quietarsi dalli negozî. È chiaro adunche che tutte l’armonie si debbono usare, ma non già tutte in un modo, ma l’armonie affettuose per disciplina, e l’attive, e le astrattive si debbono usare per mezzo d’altri, che le cantino, e suonino. Perchè quello affetto che veementemente accade in certi animi, questo ancora accade in tutti, ma sono