Pagina:Trattato de' governi.djvu/82

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gli antichi dator di legge, certi se ne ritrova averlo stimato: infra i quali fu Solone, che nelle sue avverte questa parte. E altrove è legge, che vieta l’ampliar quando un voglia la facoltà dei beni immobili. Oltra di questo è legge altrove, che vieta l’alienazione dei beni; siccome n’è una in Locri, che vieta una tal cosa, se e’ non apparisce nel venditore un suo manifestissimo bisogno di farlo. Ancora è delle leggi, che voglion, ch’e’ si mantenghin l’eredità antiche. E questo ordine non osservato in Leucade vi fe’ quello stato molto popolare; perchè e’ non vi si potesse più creare i magistrati per via dei censi determinati.

Ancora le facoltà posson esser pari di tal maniera, che in certi ne sia da poter vivere sontuosamente, e in molti con istento. È manifesto adunque che al dator di legge non basta a far le facoltà pari; ma bisogna trovarci il mezzo. Nè ancora giova il far le facoltà mediocri e pari in tutti i cittadini; anzi è meglio pareggiar la voglia, che pareggiar la roba. E questo non si può conseguire senza buona erudizione di leggi. Ma forse potrebbe dir Falea di non aver voluto dir altro, dicendo, che due cose fa di mestier nella città di pareggiare; cioè le facoltà, e la erudizione. Ma e’ doveva dir di che sorte ella vi dovesse essere. E che ella fosse una medesima, e d’una sol fatta non giova; perchè ella può essere d’una sol fatta, e una medesima quella: onde gli uomini vi sieno avvezzati a voler più della roba, o dell’onore, o dell’una, e dell’altra cosa.

Oltra di questo e’ si vede, che gli uomini gareggiano non tanto per avanzarsi nella roba l’un l’altro, quanto per avanzarsi nell’onore. E il modo va a rovescio nell’una cosa, e nell’altra; perchè i più hanno per male le facoltà disuguali: e i cittadini graziosi, l’ugualità degli onori. Onde si dice:

Il buon uomo, e il reo l’