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Civiltà ed arte etrusca alla Certosa, ecc. 87

Conze, sarebbesi sviluppato il tipo delle ben note ciste prenestine, di cui parleremo1.

Molte statuette di divinità, forse di Dei Lari, si rinvennero a Marzabotto fin dall’anno 1839, di stile arcaico, tanto negli occhi sporgenti, nel tipico sorriso delle labbra, nei piedi interi e rigidi al suolo, quanto nelle pieghe degli abiti diritte e parallele fra loro.

Ma non mancano oggetti artistici di stile non arcaico, come, p. es., una piccola testa di bue; un piccolo gruppo di guerriero con donna, vestita di lunga tunica e di peplo (forse Marte e Venere), bellissimo per la composizione, per l’atteggiamento, per la trattazione del nudo e per una certa dolce espressione dei volti. Imitazione dal vero appare in una figuretta ignuda d’un Etiope, che reca sulla spalla sinistra un’anfora (ved. tav. 29, 6-9); bella modellazione in una piccola gamba, forse un dono votivo, ben proporzionata e riuscita nelle sue parti.

Non parliamo poi di ornamenti di metallo prezioso, fibule d’oro e d’argento, oggetti d’oro laminato e lavorato a filigrana, fra cui una collana di sedici grani d’oro, e un paio di pendagli d’oro a fogliette e fiorellini, di finissima lavorazione; nonché molti anelli lisci o con pietre incastonate. Si aggiungano i soliti pezzi d’ambra lavorati a figurette, paste di vetro colorate, conterie, ecc.; segno del commercio attivo anche con l’estero.

  1. Ved. parte etrusca. Intorno alle ciste ved. Cavedoni, D’una cista di Castelvetro in Ann. Ist. Corr. Arch., 1842, p. 67 (cfr. 1847, pag. 71); Zannoni, in Memorie R. Accademia delle Scienze di Torino, 1876, vol. XXVIII, pag. 111; Helbig, Bronzi di Capua in Annali dell’Ist. di Corr. Arch., 1880, pag. 223, 240, ecc.; cfr. Annali Ist. Corr. Archeolog. 1881, pag. 214.