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Toreutica. 149


Il contenuto delle rappresentazioni è solitamente di miti greci nazionalizzati etruschi. Frequenti sono le figure alate senza inscrizioni, che soglionsi dichiarare per imagini della Fortuna etrusca, il cui culto passò poi a Roma. Tali rappresentazioni della Fortuna con suoi attributi si riferiscono allo scongiuro del fascinus, o della jettatura, diffusissima superstizione italica. Con la Fortuna si hanno imagini di altri Dei averrunci, quali, p. es., i Penati. Le rappresentazioni di scene della vita comune sono rare. Il progresso dello stile vedesi negli specchi, come negli altri rami dell’arte etrusca. Alcuno ve n’ha con rappresentazione di stile arcaico, che mi sembra prossimo a quello delle situle estensi (ved., per es., specchio etrusco di Castelvetro, illustrato dal Cavedoni1). I più hanno uno stile diligente, ma stentato e penoso, e nelle figure scorretto. In questi monumenti, come nelle urne o sarcofaghi, vedesi l’arte etrusca, che tenta di ravvivarsi con la greca, o forse l’arte greca che si corrompe in mano di artefici etruschi. La maggior parte degli specchi ornati di figure viene dalle tombe dell’Etruria propria; parecchi, ma con qualche differenza di carattere, da tombe del Lazio, e specialmente da Preneste; pochi, e per lo più lisci, sulle due faccie, salvo qualche leggier fregio di ornato, provengono dall’Etruria Circumpadana (v. Atl. cit., tav. XXXI)2.

4. Le ciste a cordoni. — Parlando delle scoperte felsinee si sono ricordate le ciste a cordoni,

  1. Cavedoni, Annali Ist. Corr. Arch., 1842, pag. 75.
  2. Per gli specchi etruschi ved. Gerhard, Über die Metallspiegel der Etrusker (Abhandl. der koniglichen Akad. d. Wissensch. zu Berlin, 1836, pag 323), e la maggior opera dello stesso autore, Etruskische Spiegel, 1840. Molti disegni e illustrazioni negli Annali e nei Monumenti dell’Ist. d. C. A.