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Pagina:Trattato di archeologia (Gentile).djvu/288

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230 Arte romana.


A. — Architettura.


I. — Le principali classi di monumenti.

Roma, divenuta dominatrice del mondo, s’abbelliva di nuovi e sempre più splendidi edifizî; tra il finire della Repubblica e il sorgere dell’Impero, l’architettura diffondevasi anche in altre città lontane, che, venute nel dominio romano, sorgevano a civiltà, nella Spagna, nelle Gallie; e con certo movimento di riflusso ripassava ad abbellire di nuove opere anche quelle città da dove l’arte era venuta in Roma, cioè le città di Grecia e d’Asia minore. Sul finire della Repubblica, Roma già aveva ogni genere di edificî pubblici e privati: templi, curie, basiliche, grandi e sontuosi edifizî e porticati recingenti piazze e fori, splendidi edifizî per gli spettacoli, magnifiche case private, e ville, e tombe grandiose. Non è qui possibile non pur di descrivere, ma nemmeno di noverare quanti e quanto sontuosi edifizî sorgessero in Roma dalla presa di Corinto al finir della Repubblica, di molti dei quali restano notizie negli scrittori ma scarseggiano, più veramente in tutto mancano, le rovine, avendo le costruzioni dell’età repubblicana ceduto a quelle sopra edificatevi dell’età imperiale. Della magnificenza e dell’arditezza romana nelle costruzioni dànno saggio alcune notizie riferentisi ad edifizî teatrali d’un tempo, quando ancora si edificavano non stabili, ma solo per uso temporaneo e breve.

1. I teatri e gli anfiteatri in Roma. — Emilio Scauro aveva fatto erigere nell’anno 58 av. C. un teatro capace, dicesi, di ottanta mila spettatori. La scena era ornata di trecentosessanta colonne