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Architettura. | 235 |
dei ludi scenici nel teatro, ebbero i Romani altro modo di sollazzo a loro prediletto, e che invece repugnò alla più umana e mite indole dei Greci; gli spettacoli gladiatorî, in cui i Quiriti si piacevano di vedere umano sangue e di gustare gli aneliti dei moribondi. Tale fierezza d’animo è per sè stessa una prova dell’indole romana, aliena dai puri godimenti dell’arte, che richiedono e producono gentilezza di costumi. Gli spettacoli gladiatorî, venuti in Roma dall’Etruria, si celebrarono nel Foro fino agli ultimi tempi della Repubblica, assistendovi il popolo da palchi o dalle loggie. Amavano, oltre i ludi gladiatorî anche le caccie delle fiere in recinto chiuso (venationes), le quali tenevansi nel circo (ved. tav. 49). Ma col crescere del gusto e della frequenza di tali spettacoli fu necessario uno special modo di edifizî anche per essi. E a ciò parve opportuna quella disposizione che prima credesi esser risultata dalla riunione dei due teatri di C. Curione, da cui sorse l’idea dell’anfiteatro. Con questo nome si designò una costruzione temporanea di legno eretta da Giulio Cesare; mentre il primo anfiteatro stabile fu edificato ai tempi d’Augusto, nell’anno 2 av. C., da Statilio Tauro1.
II. I monumenti degli imperatori della «gens iulia».
Augusto volse ogni sua cura ad abbellire Roma di nuovi e splendidi edifizî, e a questo fine diresse pure l’opera dei suoi ministri ed amici, volendo fare
- ↑ Sugli anfiteatri leggasi, dopo i lavori di Giusto Lipsio, Antwerpen, 1528 e di Poleni e Montenari, Vicenza, 1735, le osservazioni del Nissen, Pompejanische Studien, e del Friedländer, in Marquardt, Staatsverwaltung, III2, 2, 556 e segg. — Sui circhi ved. G. L. Bianconi, Descrizione dei circhi, particolarmente di quello di Caracalla, Roma, 1789; cfr. Burgess, Descrizione del circo sulla Via Appia presso Roma, Roma, 1829; Friedländer, in Marquardt’s, Staatsverwaltung, III2, 504 e segg.