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Plastica. 293

ressero il romano impero, e persone di loro famiglia (ved. Atl. cit., Tiberio a tav. LIX e tav. LX). Queste opere, salvo eccezioni, sono contemporanee delle persone figurate. Vario è il loro pregio artistico. In quelle del tempo dei primi Cesari si ammira un aspetto magistrale, pieno di forza e di verità senza studiate finezze; di grandiosa semplicità, e di stile nobile, quali nella letteratura lo stile di Livio e di Tacito. Nelle teste giovanili d’Augusto spira una pensosa fierezza (ved. Atl. cit., tav. LVIII); torvo e minaccioso è Caligola (ved. Atl. cit., tav. LXI); buono ed equilibrato Trajano. Però gran parte di questi ritratti imperiali sono lavori manuali, di un carattere ufficiale, poichè provengono da municipî, da città provinciali, da piccole comunità, quali pubbliche imagini dell’imperatore e della sua famiglia.

3. I «simulacra iconica» e le statue idealizzate. — Diversi sono i modi di rappresentazione, nei ritratti, sia per l’atteggiamento, sia per l’abito. Distinguiamo due classi: l’una di quei ritratti in cui l’individualità è resa netta ed intera, serbata la realtà dell’aspetto e dell’abito (simulacra iconica); l’altra invece è di quelli, nei quali la figura individuale è presentata sotto un aspetto idealizzato, cioè in sembiante di nume o d’eroe; sono queste le statue che per l’aspetto eroico troviamo da Plinio nominate Achilleae, delle quali già abbiamo ricordato esempio coi ritratti di Pompeo e di Agrippa.

Nelle statue di ritratti idealizzati vediamo una continuazione dell’arte greca, che in sembianza di nume aveva più volte rappresentato Alessandro Magno; così anche gli imperatori romani sono figurati come divinità, ignudi, con scettro o fulmine nelle mani, o stanti o sedenti, con atteggiamento che talvolta ha qualche rimembranza del Giove