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Ma la calma della sera innanzi s’era già rivelata per una enfiagione di cose malaticce. Ed egli continuò a pensare, con piacere: «Qualcuno crederà che io mi uccida buttandomi dalla finestra; un altro che io vada ad annegarmi. No: così non mi ucciderò».

Ed escì di casa. La mattina era umida e fresca. Si fermò a vedere una sciancata; che, aiutandosi con il bastone e appoggiandosi anche con una mano alla sporgenza della balaustrata, cercava di salire le scale della Chiesa di San Martino. Egli non aveva mai visto un’altra ostinazione così vogliosa e nello stesso tempo un’altra impazienza forse così piena di gioia. Egli sentiva che quella donnàcchera poteva significare una cosa, che cercò in vano. E la sua disperazione crebbe. Il giorno dopo, la legge avrebbe fatto mettere i sigilli alla libreria; ed egli aveva dinanzi a sè soltanto poche ore, per prendere qualche risoluzione che potesse essere definitiva.

TOZZI. Tre croci. 11