Pagina:Tre croci.djvu/195

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chè ritornasse in sè, strafinefatto; e riprendesse subito il suo solito aspetto. Si capiva, però, ch’era uno sforzo; perchè, dopo poco, mentre anche la pelle gli si faceva floscia e pallida, il viso doventava paralizzato, solido, privo di qualsiasi intelligenza.

Una notte, gli venne un delirio così violento che rotolò dal letto. A sedere in terra, tra le sedie rovesciate, egli incominciò a gridare; come non aveva fatto mai. La sua voce, astratta, si faceva sempre più acuta e più forte; con una rapidità che metteva raccapriccio. Talvolta, invece, era cupa e bassa, quasi piatta; talvolta, scivolava con una ilarità acuminata; una voce senza più parole e senza senso; ma con dolcezze tenere; intonata.

Non riesciva, ormai, più a calmarsi; e per quanto, durante qualche intervallo, egli si ricordasse di quando stava bene e invocasse di guarire, subito dopo la sua bocca restava spalancata e torta. Ed egli si sbatteva giù in terra, fuori di sè. Questo delirio, che fece ammalare Modesta e