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A proposito dei nemici delle sue idee, fa una digressione sul salame eccellente che il deputato Lagosi fa assaporare ai suoi colleghi (pag. 23).
Una pagina e 1/4 tratta della veridicità storica e del famoso detto di Ferruccio a Maramaldo, e ciò a proposito dell’amministrazione disonesta d’Italia (pagina 17-18),
E qui, come in altre sue opere, perde delle intere facciate per dimostrare che si deve dire parlamentale e non parlamentare.
Qualche volta, specie negli ultimi scritti, le digressioni sono anche sudicie, ma di quell’oscenità tabaccosa, fratesca, che è più indizio dell’impotenza che della vigoria straripante e festiva del giovane; è una oscenità, insomma, che sente più il P. Soarez che lo Stecchetti od il Mantegazza.
«La calunnia avrà le gambe più corte d’una p... attaccata alle coscie lanose del ministro X.».
«La differenza, p. es., che intercede tra l’opulenza delle anche stecchettiane e le due isolette aleardiane, che sempre si guardano e spesso si toccano». E a proposito di questa che è già una digressione (digressione 1ª), ne interseca altre, inutili tutte. «Benchè il poeta non se ne sia mai accorto, ed abbia fatto come Cesare Rossi (digressione 2ª) quando nella commedia monachile di Marengo, ora presidente del liceo Chiabrera nella mia Savona (digressione 3ª), entrando in scena, vede il bersagliere in congedo che stringe la contadinotta dalle anche copiose» (digressione 4ª) — il che tutto è osceno, se vuolsi, ma non converge a nessuna dimostrazione, nemmeno lontana.