Pagina:Tre tribuni studiati da un alienista.djvu/90

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Tuttavia, nessun’arte, per vile che fosse, ebbe virtù di fargli venir meno la vanità e la passione di scribacchiare politicamente. Cavallerizzo, inventa un freno per i cavalli, che però non pare abbia una grande applicabilità pratica: sia per questo, sia per altro, ha frequenti colloquii ed accesso presso Vittorio Emanuele che certo gli prestò, sulle prime, più attenzione che non a molti scienziati e letterati, ma poi finì coll’esserne ristucco, e, pagatolo, allontanarselo.

Qualunque ne fosse la causa e l’esito, questi incoraggiamenti regii, però, non furono poco sprone a quella vanità, cui nessuna sventura aveva potuto domare.

E noi vediamo che già da molti anni egli si atteggia a politico e scrive in un ammasso di giornali, poco noti, è vero, ma degni della sua penna: Asino, per esempio, Baciccia, Precursore, Soluzione, Cittadino.

Nel 70, egli che fu tra i primi ad entrare in Roma, non fu accolto come sperava.

Si trattava della prima elezione politica in Roma: Napoleone Parboni era presidente di un seggio eletrorale nel rione Monti, ed il Coccapieller avendo tentato d’impadronirsene, dopo un po’ di tafferuglio finì colla peggio.

Egli, fin d’allora libellista, lanciò gravi accuse contro il Parboni, di essere cioè un ex-soldato papalino, di aver tirato, in tal qualità, delle schioppettate contro i detenuti politici del forte di Pagliano, di aver tradito la causa dell’insurrezione nel 1867, di essere un agente di Napoleone III. — Corse una sfida; il Coccapieller